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Gli chef stellati e le loro ricette per cottura a bassa temperatura: storie di successo e innovazione

La cottura a bassa temperatura porta una ventata di novità in cucina, poiché sfrutta tecniche di nuova generazione per mantenere intatte le proprietà organolettiche degli alimenti: attraverso una temperatura non superiore agli 80°C, e che varia in base alle ricette e alle preparazioni, ma senza mai sfiorare il bollore, e proprio per questo non si vanno mai ad alterare i nutrimenti, né il gusto o le consistenze dei cibi.

Ma scopriamo tutto sulla cottura a bassa temperatura, indagando direttamente le vicende degli chef che hanno fatto di queste tecniche un vessillo nelle loro cucine professionali, da Goussault fino a Marco Pirotta, rispettivamente padre scopritore della cottura sous vide e divulgatore italiano delle cottura sottovuoto.

Cottura sottovuoto: una magia da prestigiatore ai fornelli

Questa tecnica, in grado di mantenere inalterato il corredo organolettico degli alimenti, non supera determinate temperature, e cuoce i cibi attraverso il cosiddetto roner e i sacchetti sottovuoto. In pratica, la carne si inserisce in sacchetti sigillati in modo ermetico e tramite questi che contengono per l’appunto il cibo, la cottura viene fatta mentre gli stessi si lasciano galleggiare dentro particolari pentole in cui la temperatura dell’acqua viene mantenuta costante grazie ad alcuni strumenti tecnologicamente avanzati. Fra questi, una menzione speciale va riservata al roner, un circolatore d’acqua in bagno termostatico che, una volta immerso nel liquido, controlla che la temperatura rimanga costante. 

Perché
preferire la cottura con basse temperature rispetto ad altre che sforano i 100°, come il forno tradizionale, la piastra, la brace, le preparazioni brasate e gli stufati, in cui le carni si sfaldano nei loro liquidi? In primo luogo, gli alimenti non perdono le loro caratteristiche nutritive, comprese le proteine, le fibre, le vitamine e i sali minerali; in secondo luogo, perché, specialmente le carni, non calano di peso, rimangono morbide, succose, tenere e gustose. Con questo modo di cucinare a basse temperature, in sintesi, si rispettano le caratteristiche originali dei cibi che altrimenti verrebbero distorte e andrebbero a perdersi con preparazioni più aggressive. Inoltre, con questa tecnica è possibile dare un twist di sapore agli alimenti con erbe aromatiche o spezie, e non c’è bisogno di aggiungere olio, burro o ulteriori condimenti. La cottura con basse temperature si effettua soprattutto per trattare le carni più particolari e pregiate, che altrimenti diventerebbero secche, dure, legnose e stoppose: stiamo parlando, ad esempio, della gallina, del coniglio, della faraona, della selvaggina come il cinghiale o il cervo.

Si trattano con la cottura a bassa temperatura il controfiletto di manzo, per mantenerlo tenero e succoso, il maiale, persino il pesce e le uova, che sprigionano consistenze davvero succulente. Avete mai sentito parlare dell’uovo cotto a 60°? Un’autentica gioia per il palato! Ma ritorniamo alle carni: cuocendo i tagli di carne nei loro stessi succhi, e inserendo timo, maggiorana, e profumi variegati, si può ottenere un alimento davvero prelibato e ipocalorico.

Inoltre, i tagli più prelibati, pregiati e prestigiosi vengono cotti in modo uniforme, omogeneo, senza bruciature né parti stracotte. Cuocere a bassa temperatura riduce il rischio di contaminazione batteriologica, ed è un modo perfetto per valorizzare le caratteristiche organolettiche e il corredo aromatico di tutti i cibi, senza stravolgere le loro particolarità con una cottura feroce. 

Goussault e Pirotta: divulgatori della cottura sottovuoto

Tra i maggiori esponenti della cottura a bassa temperatura, collochiamo al primo posto un personaggio illustre che, oltre a essere un grande chef, è anche scienziato e inventore: Bruno Goussault.

Il cuoco francese, dalla grande e poliedrica personalità, è stato in assoluto il primo a determinare i parametri delle varie cotture, in base ai differenti tipi di alimenti. In Italia, invece, la divulgazione della cottura sous vide si deve allo chef Marco Pirotta, bergamasco di nascita e milanese d’adozione, viaggiatore del mondo e delle culture culinarie regionali da Nord a Sud, promotore delle tecniche più innovative e attuali, non ultima quella sottovuoto. La vicenda del cuoco bergamasco, che ha circumnavigato tutto il Mare Mediterraneo alla ricerca dei sapori e dei profumi delle civiltà millenarie, oggi riscoperti nella cucina regionale da Nord a Sud Italia, è molto particolare: stiamo parlando di una personalità da grande viaggiatore, un po’ schiva e un po’ eremita, nomade, che si esprime direttamente nella selezione delle migliori materie prime e nella rilettura di grandi classici di sempre. È attraverso le sue ricette che Marco Pirotta veicola il proprio messaggio, quello di un grande rispetto per il cibo, che va preservato con cotture lente e a bassa temperatura.

Il celebre uovo a 63°C che sprigiona un tuorlo cremoso

Tra le ricette più celebri che vedono protagonista la cottura sous vide, di sicuro, l’uovo a 63° trova spazio come vera e propria prelibatezza: a questa specifica temperatura, infatti, si coagula solamente l’albume, mentre il tuorlo rimane morbido e succoso. 

In pratica, la preparazione è la stessa di un uovo in camicia, ma si utilizza il roner per non superare la temperatura dell’acqua, che deve assolutamente rimanere costante tra i 63° e i 64°C. 

Il rosso dell’uovo, il tuorlo, comincia a ispessirsi verso i 65° e si solidifica a 70°: mantenendo la temperatura dell’acqua inferiore, invece, rimane bello cremoso, succoso, succulento, tutto da raccogliere con la scarpetta di pane una volta che si rompe l’albume con i rebbi della forchetta.

Cottura sous vide: qual è l’impatto sulla cucina contemporanea?

Raw food o cibo crudista, vaso cottura, forno a vapore, sous vide sono solo alcune delle innovazioni in cucina che prevedono le basse temperature: queste tecniche, apprezzate dagli chef d’avanguardia, sono spesso discusse dai cuochi che preferiscono rimanere attaccati alle radici di una cucina tradizionale, in cui ogni cibo (compresi i tagli di carne) si esprime con una sua specifica consistenza. 

Un esempio pratico? Il classico bollito piemontese, in cui la gallina viene interpretata in base ai gusti degli chef (e dei propri commensali): se per alcuni professionisti è consigliabile affidarsi ai sacchetti sottovuoto e portare nel piatto una carne tenera, morbida e succosa, per gli amanti della tradizione è meglio mostrare un prodotto dal caratteristico nerbo più tenace, che va a distinguersi e differenziarsi dalle altre consistenze morbide e gelatinose del cotechino o della lingua salmistrata. 

Tanto, per favorire la masticazione, basta intingere la carne di gallina, più stopposa e filamentosa a causa della cottura prolungata nel brodo caldo, nelle salse della tradizione piemontese. Il bagnet, ad esempio, è la specialità verde a base di prezzemolo, aceto, acciughe, aglio e mollica. 

Questione di gusti? No, questione di cotture!

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L’impareggiabile sapore dei piatti pronti e consegnati a domicilio

Beh, si sa, la cucina è indubbiamente un piacere per occhi, naso e palato, ma è comunque impegnativa, soprattutto se di tempo ne abbiamo veramente poco. Ma per chi comunque non vuole rinunciare al buono che fa anche bene, il nostro consiglio è quello di optare per piatti pronti, cotti a bassa temperatura, e consegnati direttamente a casa!
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